Come si fa difendere i criminali ?

E' una domanda che viene rivolta spesso all'avvocato penalista.
La risposta - come spesso accade - è complessa, e perdipiù dipende molto dalla sensibilità di ciascuno, ed è dunque impensabile spiegarlo in poche righe.
Qualche spunto per una riflessione.
Un avvocato penalista non difende il crimine o il criminale, ma i diritti di tutti.
La nostra Costituzione all'articolo 24, secondo comma, afferma in maniera perentor
ia che il diritto di difesa è un diritto inviolabile (un diritto umano o fondamentale, si direbbe oggi).
La nostra Corte Costituzionale ha evidenziato come la necessità di assicurare il diritto di difesa non possa essere sacrificata per esigenze di altra natura, che possono essere la speditezza o l'accelerazione del processo.
Merita peraltro di essere sottolineata, e lo fa lo stesso art. 24 della Costituzione, la stretta correlazione che sussiste tra esercizio del diritto di difesa e co
siddetta assistenza tecnica, nell'esercizio di questo diritto di difesa, e cioè la necessità che nell'esercitare le proprie ragioni in giudizio la parte sia sempre assistita da un avvocato.
Ed è talmente sensibile la nostra Carta costituzionale circa l'esigenza di assicurare una difesa tecnica in giudizio alle parti che lo stesso art. 24 impone allo Stato di prevedere per l'assistenza giudiziaria dei non abbienti, cioè delle persone economicamente svantaggiate, istituti che assicurino il patrocinio in giudizio a spese dello Stato.
Del resto, la presunzione di innocenza impone di considerare innocenti gli accusati fino a condanna irrevocabile: come potrebbe dunque l'avvocato rifiutare una difesa sulla base solo dell'accusa (che è cosa diversa dalla sentenza)?
Ciascuno ha dunque il diritto ad essere difeso, nell'interesse della stessa collettività (che ripugna o dovrebbe ripugnare processi sommarie, caccia alle streghe, condanne emesse a poche ore dai fatti a mezzo stampa, ..) e per la piena attuazione dello Stato di diritto, presupposto di ogni società democratica.


cesare_mariani_cicerone_accusa_catilina_in_senato_1882